martedì 30 ottobre 2012

Il “partito dei partiti” vuole liberarsi di Monti ma non calcola astensionismo e anti-politica.


Il “partito dei partiti” vuole liberarsi di Monti ma non calcola astensionismo e anti-politica.
Un governo “maledetto”, che piace più alla gente che ai politici che lo hanno reso necessario. Il premier Mario Monti da quando siede a Palazzo Chigi con la missione di riportare l’Italia fuori dal baratro non si è mai sentito uno di loro. Lo ha ribadito oggi all’apertura dei lavori del World economic event, tema della giornata: ricostruire la competitività europea. “La percezione che la gente ha di questo maledetto governo non è rosea ma, tuttavia, è molto più elevata di quanto non ne abbiano i partiti”. In sintesi, la gente ci vuole, il Palazzo ci sopporta. “Non credete che non possiate fare politiche giuste perché altrimenti perdereste il consenso“, è la lezione del Professore. Contemporaneamente il capo dello Stato Giorgio Napolitano è tornato a ribadire la necessità di arrivare a fine legislatura. Un messaggio a Silvio Berlusconi dopo le minaccia di togliere la fiducia e staccare la spina all’esecutivo dei tecnici: niente scherzi.
Eppure non è solo il Cavaliere con la sua crociata anti-euro, anti-Merkel, anti-Monti a pensare che la stagione del Professore sia ormai al tramonto, nonostante  i conti del Paese dicano ancora recessione e debito pubblico record. Se qualche settimana fa il Monti bis era un “male” necessario per buona parte delle forze politiche – tra questi anche lo stesso Berlusconi, disposto addirittura alla riabilitazione dell’arcinemico Gianfranco Fini –  la schiera dei anti-tecnici si è ripopolata bruscamente.
Oltre alla Lega di Maroni e l’Idv di Antonio Di Pietro, da subito all’opposizione, il “partito dei partiti” comprende anche Nichi Vendola di Sel. A prescindere dall’eventuale vittoria alle primarie del centrosinistra. Pier Luigi Bersani, invece, ha in tasca il biglietto per Palazzo Chigi e non ha intenzione di cederlo al governo che pure sta sostenendo, talvolta turandosi il naso come dimostra il difficile cammino della legge di stabilità. Allo stesso modo Matteo Renzi non sta tentando la scalata del partito per poi mollare tutto. “Questo governo sta facendo cose giuste ma manca di speranza”, ha ripetuto fino allo sfinimento dal suo camper in questi mesi. Il più lanciato sembrava Casini ma la sua Opa sul vessillo del Professore non è stata accolta come aveva previsto. Pier dovrà lottare duro per accaparrarsi il copyright del rassemblement dei moderati conteso da più parti. Per il momento il leader dell’Udc guarda al “laboratorio” Sicilia e alla possibilità di replicare l’alleanza col Pd su scala nazionale. A patto che a sinistra facciano a meno di Sel, cosa allo stato attuale fuori discussione. Le anime pro-Monti nel Pdl sono tante, a partire dal segretario politico Alfano. Il “cerchio magico” di Berlusconi non è specchio di tutto il partito, e il futuro del Pdl, al netto di eventuali “predellini”, sarà deciso con le primarie. I seggi in Parlamento, però, non tengono conto di quella che fino alle elezioni in Sicilia era un’incognita, e oggi quasi una certezza. Ha un nome, Beppe, e un cognome: Grillo. Il Movimento 5 Stelle fa poche differenze tra tecnici e politici e indipendentemente dal peso che avrà tra Camera e Senato non appoggerà certo un secondo giro del Professore.
Tra i “montisti” figurano i movimenti di opinione di Giulio Tremonti e Oscar Giannino, ma anche la grande speranza di una fetta importante dei moderati, ovvero Luca Cordero di Montezemolo. “Avevo salutato come una scelta responsabile la decisione di Berlusconi di farsi da parte. Siamo stati ingenui – ha detto oggi a Repubblica – Trovo insopportabile sentire Berlusconi e tanti altri politici italiani parlare dei provvedimenti del governo Monti senza premettere che le tasse e l’austerità sono figlie del loro disastro politico e che quel governo è nato dal loro fallimento. Hanno spolpato un Paese straordinario”. In certi passaggi sembra che il fondatore di ItaliaFutura possa ripensarci e scendere in campo. “Ci troviamo a un punto per cui non sappiamo dove trovare i fondi per gli esodati mentre la fondazione di Alleanza Nazionale, un partito ormai morto, ha un patrimonio di 500 milioni di euro. Con quale credibilità questi signori possono pensare di ricandidarsi a governare il Paese?”. Il presidente della Ferrari sembra sperare in una discesa in pista del Professore: ”Spetta al presidente Monti decidere cosa fare. E sono sicuro che deciderà guardando all’interesse del Paese”. Il nuovo mantra, dunque, è Monti bis ma con il voto. L’ultimo a intonarlo è stato il presidente di Confindustria Squinzi.
D’altronde all’ufficio brevetti una Lista Monti è già stata registrata, ma finora il Professore ha sempre negato di volerla usare. Anche perché oggi il premier opera con un’indipendenza e un’autonomia impossibili per un leader eletto a suon di voti: “E’ un piacere lavorare in condizione di emergenza  perché questo ci aiuta, ci sprona a modernizzare la struttura del Paese”, ha detto oggi.
Intanto gli ultimi sondaggi sul gradimento del governo – SpinCon per L’Opinione – vedono una valutazione positiva del premier e dell’esecutivo inferiore al 40% mentre le intenzioni di voto (Swg per Agorà-Rai3) premiano il Movimento 5 Stelle come secondo partito al 22,5% alle spalle del Pd (25,4%). Il Pdl fatica (15%) come la Lega (tra il 6,3 e il 13,2%) e l’Udc (4,2-4,9%). Sotto al 4% tutti gli altri. Ad avvolgere gli scenari di voto, però, c’è la nebbia dell’astensionismo. In Sicilia è andato alle urne meno di un cittadino su due. Sommando questo dato al successo del non-partito M5S si sfiora il 75%. Il rischio di un voto che renda impossibile a chi vince governare il Paese è concreto. Lo sa il Colle, lo sa Monti, lo sanno i politici. Ironia della sorte, potrebbero essere gli stessi partiti che stanno cercando di liberarsi di lui a volere di nuovo il Professore a Palazzo Chigi.

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